Quanto durano i filtri NiSi?
Quanto durano i filtri NiSi?

Quanto durano i filtri NiSi?

Se hai deciso di acquistare un sistema di filtri di qualità e vuoi sapere quanto possano durare nel tempo, sei nella pagina giusta!

La collaborazione con NiSi, azienda leader nel settore dei filtri fotografici, mi ha permesso di mettere a dura prova la resistenza dei loro prodotti.  

E’ da 3 anni che utilizzo il sistema V6 con le lastre da 100mm e ora posso finalmente fare una recensione ponderata, chi mi conosce sa che amo testare i prodotti a fondo prima di dire la mia.

Grazie al lavoro di fotografo paesaggista ho l’occasione perfetta per sfruttare al massimo l’attrezzatura che mi viene sottoposta e alla fine poter dire con certezza se vale la pena o no acquistarla.
C’è da far presente che tre anni di utilizzo miei equivalgono ad una vita intera per un utente medio, perché l’attrezzatura in mio possesso ne vede di tutti i colori per la maggior parte dell’anno e viene sfruttata al massimo...e anche un po' maltrattata.

In questi 3 anni ho potuto sottoporre il sistema V6 e le lastre a ogni tipo di condizione meteo, temperatura, sabbia, polvere e sollecitazioni all’interno dello zaino fotografico, oltre a quello da trekking.

Andiamo per ordine.

RESISTENZA DELL’HOLDER NISI

Il sistema holder si è comportato alla grande e ,nonostante le numerose intemperie e sollecitazioni, non ho mai avuto alcun problema, a parte le viti frontali arrugginite e la vite del blocco movimento spezzata (colpa mia…).
Le restanti meccaniche, che nel tempo potrebbero dare problemi, mi hanno invece stupito per la loro costruzione precisa e duratura.
Per prima cosa gli anelli adattatori e quello principale si sono sempre avvitati e uniti nel modo corretto senza mai un’esitazione e, a parte un leggero scolorimento della vernice sugli anelli, tutto il resto è perfetto.
Devo però fare una piccola, ma importantissima precisazione, per poter aumentare la durata del tutto nel tempo: non stringere mai troppo!
Oltre a rovinare negli anni i filetti c'è un’alta probabilità che il tutto rimanga incastrato, soprattutto se resta montato per molto tempo a causa di salsedine o polvere.
Il mio consiglio è quello di smontare il polarizzatore e i vari anelli adattatori, una volta ogni tanto, per mantenere i filetti belli scorrevoli e, quando necessario, dare una bella pulita.
Un trucchetto che utilizzo è quello di passare la punta di una matita sui filetti per farli scorrere ancora più facilmente!

Passiamo all’anello principale che, oltre a dover sostenere l’holder, ha il compito di accogliere e far ruotare il polarizzatore.
Presenta ben due filetti, uno posteriore per l’aggancio alla lente e quello frontale per il montaggio del polarizzatore.
Per permettere la rotazione di quest’ultimo è presente all’interno un sistema rotante azionato da due piccole rotelle dentate.
Questo è stato uno dei pezzi che più mi ha insospettito per via della sua complessità, ma negli anni ho sempre notato un’enorme resistenza agli agenti atmosferici e non ha mai perso un colpo, nonostante non abbia mai fatto manutenzione.
La precisione nella costruzione di questi pezzi è di fondamentale importanza e NiSi non delude.

Analizziamo ora la struttura dell'holder: essendo un blocco unico d'alluminio, è difficile da rovinare e, a parte qualche scheggiatura da sfregamento, il resto nel tempo è rimasto perfetto.
Come detto nell’introduzione, gli unici pezzi che hanno risentito dell’utilizzo sono state le viti frontali arrugginite e la vite di blocco movimento spezzata.
Per quanto riguarda le viti frontali, molto probabilmente avendo avuto tra le mie mani la primissima versione del V6, aveva ancora montato la vecchia serie di viti presente sul V5pro e i ragazzi di NiSi mi hanno confermato che sono state poi sostituite su tutti gli holder con materiali resistenti alla ruggine!
In ogni caso non lo ritengo un problema perchè non compromette in alcun modo la loro funzione principale, ovvero stringere o allentare la presa sulla lastra.
Negli anni non ho mai notato alcun allentamento e, come le ho regolate nel lontano 2018, ci sono rimaste senza muoversi di mezzo millimetro.

Come indicato prima, l’unico pezzo che si è rotto, a causa di una distrazione con conseguente caduta, è la vitina di blocco movimento.
Per essere sincero, è una vite che non ho mai utilizzato dal momento che non ho mai sentito la necessità di bloccare la rotazione dell’holder in una posizione fissa, quindi dal mio punto di vista è stato un bene, ritornando alla singola e classica vite che il V5pro e versioni precedenti mi avevano abituato.
Da tener presente che nella versione da me posseduta questa vite non si può svitare del tutto per essere tolta, mentre nell’ultima versione è possibile levarla del tutto senza alcun problema. 

Graffi e segni a parte, il V6 si è comportato egregiamente negli anni (per la precisione 280 giorni di viaggio e infinite uscite in montagna) e nonostante a prima vista possa sembrare delicato, ti assicuro che non è affatto così e posso dire con certezza che è un investimento duraturo.
Ringrazio i ragazzi di NiSi che, dopo aver visto le condizioni del mio holder e avermi chiesto “ma sei andato in guerra?”, me ne hanno inviato uno nuovo!

RESISTENZA DELLE LASTRE NISI

Passo ora ai pezzi più delicati: le lastre e il polarizzatore.
Nel tempo si sono comportate veramente bene e devo dire che i vari rivestimenti, compreso quello idrofobico (nano coated), sembrano non aver sofferto delle infinite pulizie.
Ovviamente essendo lastre di vetro ottico se cadono si rompono in mille pezzi, cosa che ho tristemente sperimentato nel 2018 durante un viaggio in Irlanda.
Ma se trattate a dovere e riposte nel giusto contenitore ti dureranno una vita intera!
Ti anticipo che il mio utilizzo è spesso poco corretto, colto da infinite situazioni di luce e meteo avverso cerco di concentrarmi sull’attimo fotografico e a volte non presto attenzione alle giuste procedure.
Come ad esempio la pulizia, sempre da fare in tre passaggi: 

1. Con una pompetta si soffia via ogni residuo solido 
2. Con un pennellino delicato si rimuovono i residui persistenti 
3. Con il liquido apposito e panno in microfibra delicato si pulisce la lastra

Immagina tutto questo durante un momento di luce irripetibile! 
Inutile dire che questa procedura l’ho seguita solamente quando ero nel comfort delle quattro mura, per il resto su campo ho sempre utilizzato i fazzoletti di carta, che in realtà reputo molto più assorbenti e efficaci del panno in microfibra, ma decisamente sconsigliati per via del loro effetto nel tempo abrasivo.
Qualche righetta si è fatta, ma devo dire molto meno di quelle che pensavo, soprattutto dopo tre anni di utilizzo frenetico.
Non ho notato comunque alcun difetto nelle immagini finali nonostante ami fotografare in controluce, ovvero la situazione peggiore, dove ogni minimo difetto sui filtri si nota! 
Lastre promosse a pieni voti!

Altre parti soggette a possibile usura sono le guarnizioni dei filtri ND, ma anche loro sembrano non aver risentito minimamente dello sfregamento da inserimento nell’holder, degli sbalzi termici e di tutta l’acqua che hanno preso negli anni.
L’unica volta che ne ho vista rompersi una è stato durante uno dei nostri viaggi fotografici, ma la colpa è stata del partecipante che ha inserito scorrettamente il filtro.
Come puoi vedere sono ancora perfette, a parte la zona di sfregamento nell’holder. Ad ogni modo, nel caso si rovinassero, sul sito NiSi trovate le guarnizioni di ricambio.

Le lastre sono pezzi semplici e nel tempo resistenti, quindi, a parte gli errori di distrazione, non risentono del logorio.
Il mio personale consiglio è quello di proteggerle scegliendo la custodia corretta
Nel mio caso utilizzo questa custodia rigida per filtri da 100mm, molto resistente alle abrasioni, ma soprattutto alle cadute (testata personalmente dopo esserci caduto letteralmente sopra di peso).
Con questa custodia il filtro non ha modo di spostarsi o sfregare contro altri oggetti e, a differenza delle custodie morbide, anche se entra per sbaglio un piccolo frammento solido, non vi è pericolo che rovini la superficie delle lastre perché si deposita sul fondo.

Per quanto riguarda il polarizzatore, di solito lo tengo sempre montato all’ottica e ricoperto con il suo inconfondibile tappo giallo per evitare qualsiasi danno durante il trasporto nello zaino.
Se non hai il tappo ti consiglio di acquistarlo al seguente link, è di sicuro un ottimo investimento.
In merito al posizionamento dell’holder, gli ho trovato uno spazio nello zaino in modo che non si muova e non si possa rompere.

CONCLUSIONE:
Inizialmente avere in mano tutte quelle lastre e adattatori mi spaventava abbastanza, soprattutto come durata nel tempo e resistenza, ma mi sono dovuto ricredere totalmente.
Il tutto si è rivelato molto resistente al tempo e all’usura intensa in ambienti severi. 
Ecco perché, se hai ancora qualche dubbio sull’investimento, posso assicurarti che, se trattato con cura, può durare una vita, grazie a materiali e lastre di altissima qualità costruttiva oltre che ottica!
Se vuoi risparmiare sul tuo prossimo acquisto, non dimenticare di scriverci ad info@viaggifotografici.biz e richiedere il codice sconto per i nostri clienti e seguire la procedura descritta in questo articolo.

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